Il progetto di ricerca
Nel 2000 ha avuto inizio un’intensa stagione di ricerche storiche e archeologiche incentrate sul castello della Brina, un insediamento fortificato medievale posto sui rilievi dietro Sarzana, del quale si erano perse quasi del tutto le tracce.
Grazie alla localizzazione di alcuni toponimi che nella documentazione medievale erano legati al sito e alla presenza del moncone di una torre segnalato dal CAI nella stessa area, in anni recenti gli archeologi sono potuti giungere alla scoperta del castrum de Brina.
Da allora una ricognizione intensiva e numerose campagne di scavo, nell’ambito di una convenzione pluriennale tra vari Enti pubblici, Istituzioni di ricerca e Associazioni, hanno riportato alla luce questa importante fortificazione e ne hanno ricostruito le complesse vicende, dai Liguri fino ai giorni nostri.
La strategia, le tappe e le scoperte
Con la prima ricognizione di superficie sono stati individuati i ruderi semisepolti di alcune murature, accumuli di pietre e crolli nell’area a nord-est del “torraccio”, il moncone di torre segnalato dal CAI.
In base a questi ed altri elementi sono stati realizzati la ricerca sistematica tra le fonti scritte e cartografiche e il primo triennio di scavi al fine di capire di quale tipo di insediamento si trattasse e quale fosse il suo potenziale archeologico.
Verificata la rilevanza delle stratificazioni archeologiche e delle strutture e la possibile identificazione con il castello della Brina, sono state progettate ed effettuate le successive campagne di scavo, in modo da approfondire la conoscenza di altre parti del sito e, contemporaneamente, metterne in valore i resti.
La ricognizione di superficie
Nel 2000 è stata effettuata la prima ricognizione di superficie alla Brina, condotta con metodica puntuale non sistematica sulla sommità intorno al torraccio e nelle immediate adiacenze. Grazie ad essa sono stati individuati i resti di alcune murature ed interessanti bacini stratigrafici sui quali si sono poi concentrate le ricerche archeologiche negli anni immediatamente successivi (fig.1). Il ritrovamento di alcuni frammenti ceramici confermava inoltre una frequentazione dell’area almeno tra XIII e XIV secolo.
Il primo triennio di scavo
I risultati del primo triennio di indagini stratigrafiche, concentrate nella zona sommitale del rilievo (fig.2), hanno confermato l’identità dell’insediamento con il castello della Brina e ne hanno rivelato l’interesse.
Con essi sono stati messi in luce un grande palazzo signorile con le mura del cassero e la possente torre poi abbattuta (Aree 1000, 2000, 3000 e 4000: fig. 3), utilizzati dai domini del castrum tra l’XI ed il XIV secolo. Sono state inoltre raccolte informazioni sia sulle fasi terminali di vita dell’insediamento (fig.4), sia sulle sue preesistenze.
Le campagne 2005-2007
Dal 2005 è iniziata la seconda fase triennale di ricerca, che ha previsto una serie di nuovi approfondimenti stratigrafici incentrati nella zona all’esterno del cassero (Aree 3500, 8000: figg.5-6). In queste zone prossime alla sommità la ristrutturazione duecentesca della rocca ha in realtà comportato la demolizione delle strutture precedenti, creando uno spiazzo centrale e prospiciente la via di ingresso meridionale al castello.
Le indagini effettuate nel 2006 e 2007 hanno avuto come obiettivi sia il completamento delle sequenze nelle Aree 3500 ed 8000, sia la definizione dell’estensione massima dell’abitato medievale sul crinale collinare. Sono state dunque aperte tre nuove aree di scavo, due delle quali situate presso il limite sud-est (Aree 9000 e 9500: figg.7-8) mentre la terza è stata ubicata lungo un salto di quota a sud-ovest del cassero (Area 5000: fig.9). In queste zone le indagini geognostiche avevano infatti indicato la presenza di strutture e di un buon interro, suscettibili di indagini stratigrafiche approfondite.
I risultati di questa stagione di ricerche hanno fornito nuovi elementi per la storia dell’insediamento nelle fasi finali e posto una serie di nuovi interrogativi sulla fisionomia dell’abitato incastellato intorno al Mille e rispetto alle fasi di vita altomedievali.
Le ricerche tra il 2008 e il 2013
Negli anni compresi tra il 2008 e il 2009 sono state completate le indagini nei saggi di scavo aperti nel biennio precedente e sono state avviate le ricerche stratigrafiche in un nuova porzione del castello, posto nella zona più rilevata al di là delle murature nord-occidentali della rocca signorile, denominato Area 100 (fig.10). Nel 2010 si è cominciata a scavare anche l’Area 4200, situata tra i saggi 5500-5800 ed il “torraccio” (figg.11-12).
Gli anni successivi sono stati utili per lo studio dei reperti, per la campionatura dei materiali da analizzare (fig.13-14) e per completare la rimozione e la documentazione della stratificazione archeologica in tutti questi saggi.
Questa fase delle ricerche è stata molto importante sia perché ha rivelato nuovi aspetti circa le frequentazioni più antiche del sito, risalenti al V-IV secolo a.C., sia perchè è stato possibile raccogliere altri elementi per caratterizzare la storia dell’insediamento, che sembra avere assunto massima rilevanza a cavallo del Mille.
Fig.1. Rilievo dei principali setti murari e dei crolli delle strutture realizzato al termine della ricognizione di superficie.
Fig.2. Uno dei membri del gruppo di ricerca sulla Brina impegnato nello scavo del palazzo sommitale (Area 1000).
Fig.4. Fase di scavo dei carboni presenti in uno dei tagli realizzati alla base della torre duecentesca per provocarne la caduta.
Fig.5. Un’immagine dell’Area 3500, con la cinta della rocca duecentesca e il “torraccio” sullo sfondo.
Fig.10. L’Area 100 al termine della campagna di scavo 2013, con esposte le tracce di diverse epoche.
Fig.11. Planimetria del castello della Brina al termine della campagna di ricerche 2010, con indicazione delle diverse aree di indagine.
I risultati delle ricerche archeologiche
Grazie ai documenti raccolti nel registro della Chiesa lunense erano note alcune vicende del castello della Brina tra XI e XIII secolo, ma molte altre informazioni erano mancanti.
Attraverso le ricerche archeologiche e l’uso integrato delle fonti siamo ora in grado di riscrivere i la storia della Brina per un periodo lungo quasi 3000 anni!.
Tra l’antichità e l’alto medioevo
Il sito fu infatti già frequentato tra il V e il IV secolo a.C., quando vi sorse un villaggio di capanne dei Liguri. Se in età romana fu abbandonato, nel IX secolo d.C. vi nacque un nuovo abitato di altura, con edifici e strutture difensive in materiale deperibile.
Dal Mille al Duecento
A cavallo del Mille i domini Da Burcione decisero di trasformare l’insediamento, costruendo un’alta torre, alcuni ambienti e una cinta in pietra a protezione della sommità collinare. Altre ristrutturazioni della rocca si ebbero nel Duecento, quando il Vescovo di Luni affermò il proprio dominio sul castello
Tra basso medioevo ed età moderna
Lo scontro che nacque in seguito per il controllo del castrum tra lo stesso Vescovo e i Malaspina agli inizi del Trecento portò alla distruzione della rocca. Da allora la parte alta del sito fu abbandonata, mentre la zona meridionale fu usata come punto di avvistamento dai Malaspina e quindi come dogana di Sarzana fino XVI secolo, quando la luce della Brina smise per sempre di brillare.